Nel novembre 1999 venne stipulato un primo Accordo di Programma, che però non ha trovato pratica applicazione.
Nel luglio del 2005 si è finalmente raggiunta un’intesa, consacrata nella firma, l’8 ottobre 2005, dell’Atto Modificativo.
In conseguenza dell’intesa raggiunta, è stata interamente dismessa la produzione a caldo (l’ultima colata è del 29 luglio 2005), e aree per circa 343.000 mq. sono state restituite alle Istituzioni pubbliche (mq. 265.000 alla Società Per Cornigliano e mq. 78.000 al demanio aeronautico, utilizzate dall’aeroporto).
Tuttavia, l’occupazione è stata salvaguardata (circa 2.000 addetti diretti, oltre l’indotto), attraverso un piano industriale che ha potenziato le attività “a freddo” e che, in attesa dei nuovi impianti, ha impiegato, per un periodo di cinque anni (2005-2010), circa 500 lavoratori posti in cassa integrazione in progetti di pubblica utilità promossi dagli Enti locali (tutela del verde, manutenzioni e altro). Successivamente, a causa del protrarsi della problematica occupazionale, dovuta, sia alla crisi specifica del settore di riferimento, sia alle vicissitudini di ILVA, con la sottoscrizione del Secondo Atto Modificativo dell’Accordo di Programma (30 settembre 2014) e soprattutto con quanto disposto dall’art. 1, comma 6 novies, D.L. 191/15, convertito con modificazioni dalla Legge 13/16, a partire dal settembre 2014 i lavori di Pubblica Utilità sono stati nuovamente attivati mediante il rinnovo (fino ad oggi) di successivi accordi tra le parti interessate. Dal 2014 ad oggi il numero di lavoratori coinvolti e la loro distribuzione all’interno dei vari progetti è mutato sovente (i lavoratori talvolta sono stati richiamati in servizio presso ILVA, altri hanno maturato il diritto alla pensione, ecc.). Ad oggi, i lavoratori coinvolti in lavori di pubblica utilità sono circa 300.
E’ un raro, se non unico, esempio di impresa redditizia che viene trasformata (e in parte dismessa) per una finalità di riqualificazione ambientale, così come è un raro esempio di raggiunto equilibrio tra le imprescindibili esigenze ambientali e le legittime preoccupazioni occupazionali.